La conoscenza di quanto il Suono rappresenti una via di accesso alla spiritualità e con essa un recupero della integrità psicosomatica dell’essere, è antica quanto l’uomo. Oggi disponiamo di strumenti di misura che gli antichi ricercatori spirituali orientali ed occidentali non possedevano. Su un altro versante, l’intuizione, la meditazione ed una sensibilità nel sentire e nell’osservare i fenomeni naturali e “sottili” erano pratiche diffuse che oggi non conosciamo più.
Prendiamo in considerazione, ad esempio, quanto nella tradizione induista l’uso recitato cantato delle sacre sillabe, conosciute con il nome di “mantra”, (dall’etimo, mana = mente e traya = liberazione) siano da considerarsi una chiave di accesso per aprirsi al divino e trascendere lo stato ordinario della coscienza individuale. Nel testo induista “Vakya padiya” è scritto: “il Suono intesse tutta la conoscenza – tutto l’universo poggia sulla risonanza”. In questa tradizione il Suono è il veicolo attraverso il quale l’Universo ha preso forma. Infatti si ritiene che ogni sonorità (ahata nada) discenda da un Suono non manifesto (anahata nada) la cui essenza è spirituale.
Secondo i Veda (antiche scritture induiste) inizialmente l’Assoluto era privo di qualità e attributi (Nirguna Brahman), senza forma, completo e beato nel suo stato di totalità. Tuttavia, proprio perché la molteplicità non esisteva, Egli non poteva fare esperienza di Sé. Così, per sperimentare Sé stesso, espresse il primo desiderio: “Io sono Uno; diverrò i molti”. All’inizio della creazione tutto è avvolto nel silenzio e nella quiete. Non vi è energia né materia. Quando Dio decide di manifestarsi lo fa attraverso il Suono OM o AUM in un ciclo e ripetersi continuo. Bhrama (il Creatore) pronuncia il Suono A, Vishnu (il Conservatore) pronuncia il Suono U e Shiva (il Distruttore) il Suono M che chiude e distrugge il ciclo. Questa volontà assunse la forma di Suono: AUM, appunto. Dall’elemento Suono scaturì tutta la manifestazione. La metafisica induista quindi propone che la manifestazione cosmica (da Brahaman) sia stata definita e formata dal Suono e che l’approssimazione più aderente al nome e alla forma dell’universo è Aum, dato che tutta l’esistenza è fondamentalmente composta da vibrazioni. Questa concezione filosofica si accorda con le più moderne e attuali teorie della fisica quantistica e delle stringhe, che descrivono l’universo in termini di vibrazione di campi o stringhe.
In molte altre tradizioni antiche il Suono è il mezzo attraverso il quale tutto diventa manifesto. La Bibbia in altri termini sostiene analogamente ai testi induisti “In principio era il Verbo, / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio.” (Giovanni 1,1), ovvero il Suono primordiale che da Lui scaturisce genera l’intero universo manifesto. In Egitto il geroglifico che indicava l’ascolto era rappresentato da segni che significavano “la vita entra in noi tramite le orecchie”.
Molto interessanti, e a supporto di questo paradigma, sono gli studi di Cimatica, (scienza che studia le forme d’onda). Il suo fondatore, Hans Jenny medico e naturalista svizzero (1904-1972) attraverso le sue ricerche nel 1967, mise in evidenza la relazione tra Suono e materia. In questi esperimenti Hans Jenny stendeva un sottile strato di polvere di licopodio su una lastra metallica. Questa lastra veniva successivamente sollecitata tramite una vibrazione sonora. Come reazione si aveva che, le particelle di licopodio si assemblavano originando una forma corrispondente alla frequenza sonora. Quello che stupì maggiormente Jenny fu il rilevare che quando il Suono imposto era una vocalizzazione dell’antico sanscrito come l’OM, conosciuto da millenni come “il Suono della creazione”, la polvere di licopodio rispondeva generando un simbolo che le antiche popolazioni attribuivano al mantra Om, all’universo e al logos solare, cioè un cerchio con un punto centrale. Ricordiamo ciò che enunciò Pitagora “La geometria delle forme è musica solidificata”.